28 maggio - presidio presso la Banca d'Italia

Salerno -

 

 

 

 

 

 

 

 

Presidio di protesta contro la manovra economica del governo

Venerdì 28 maggio - ore 17.00

Banca d'Italia - Corso Vittorio Emanuele - Salerno

 

20 ANNI DI SACRIFICI POSSONO BASTARE!

ADESSO PAGHI CHI NON HA MAI PAGATO!

Dopo aver causato milioni di cassaintegrati, disoccupati e precari nel settore privato, la crisi arriva prepotentemente nel settore pubblico chiamato di nuovo ad assumere il suo tradizionale ruolo di bancomat dei Governi.

La crisi, prodotta dalla finanziarizzazione dell'economia ed accentuata dal forte debito pubblico, viene affrontata andando a tagliare ancora una volta i salari dei dipendenti pubblici, le pensioni ed i servizi pubblici; tagli che serviranno da una parte a coprire i debiti contratti dalle banche nella loro folle corsa speculativa e dall'altra a ripianare i buchi di bilancio prodotti dalla corruzione.

La Pubblica Amministrazione, lo stato sociale ed il pubblico impiego subiranno un ennesimo duro colpo mentre l'evasione fiscale e quella contributiva continuano a crescere (circa un terzo del PIL) e paradossalmente diminuiscono i controlli da parte dello Stato.

I lavoratori dovranno pagare anche i costi di un sistema di corruzione che investe tutta la classe dirigente e politica del Paese: un sistema talmente radicato da far stimare che nella Pubblica Amministrazione il giro di soldi ad esso collegato ammonta a 60 miliardi di euro.

Saranno migliaia e migliaia i posti letto che verranno tagliati nella sanità, la scuola si appresta a licenziare precari a decine di migliaia, verranno chiusi o privatizzati interi servizi pubblici e aumentate le tasse regionali e comunali.
E così invece di far pagare i costi della crisi a chi realmente l'ha prodotta, si continuano a foraggiare i veri responsabili- banche ed imperi finanziari- con il denaro pubblico e con i salari e le pensioni dei lavoratori.

Sono quindi banchieri, speculatori finanziari e dirigenti e politici corrotti, guarda caso proprio quelli che hanno dichiarato la guerra ai "fannulloni" del pubblico impiego, la causa del peggioramento delle condizioni materiali di vita dei dipendenti pubblici, e proprio le banche ed i corrotti devono essere chiaramente individuati come responsabili e nemici di classe di lavoratori dipendenti e pensionati.

Il Governo si appresta ad emanare una manovra finanziaria per far fronte agli attacchi speculativi nei confronti dell'Euro; il pubblico impiego rappresenterà ancora una volta il posto sicuro dove andare a fare cassa. E a pagare saranno come sempre i dipendenti pubblici:

- blocco dei contratti fino al 2013; blocco del turn over; slittamento del pagamento della liquidazione;

- chiusura delle finestre di uscita per le pensioni;

- soppressione di enti ed amministrazioni pubbliche.

Il decreto colpisce pesantemente anche i precari del pubblico impiego, disponendo il dimezzamento delle risorse utilizzate per pagare i loro salari nel 2009. La conseguenza più probabile è un'ondata di licenziamenti di massa.
L'ennesima conferma che questa manovra vuole far pagare la crisi a tutti i lavoratori, e che l'obbiettivo finale è la distruzione della Pubblica Amministrazione. Come sempre i precari, che sono la categoria più debole, sono destinati a pagare immediatamente il prezzo più caro.

 

28 MAGGIO GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE
CONTRO L'ENNESIMO ATTACCO ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
PRESIDI SOTTO BANCHE, FINANZIARIE, BORSE
I VERI NEMICI DEI LAVORATORI E PENSIONATI!

 


27 maggio 2010 - Cronache del Mezzogiorno

La protesta

La RdB scende in campo contro il Governo: presidio domani davanti alla Banca d'Italia

La Rdb proclama la giornata di mobilitazione nazionale contro la manovra economica del governo: l'appuntamento è domani davanti alla Banca d'Italia, corso Vittorio Emanuele dove vi sarà un presidio del sindacato. «Dopo aver causato milioni di cassaintegrati, disoccupati e precari nel settore privato - si legge in un comunicato della Rdb - la crisi arriva prepotentemente nel settore pubblico chiamato di nuovo ad assumere il suo tradizionale ruolo di bancomat dei Governi. La crisi, prodotta dalla finanziarizzazione dell'economia ed accentuata dal forte debito pubblico, viene affrontala andando a tagliare ancora una volta i salari dei dipendenti pubblici, le pensioni ed i servizi pubblici; tagli che serviranno da una parte a coprire i debiti contratti dalle banche nella loro folle corsa speculaltiva  e dall'altra a ripianare i buchi di bilancio prodotti dalla corruzione. La Pubblica Amministrazione, lo stato sociale ed il pubblico impiego subiranno un ennesimo duro colpo mentre l'evasione fiscale e quella contributiva continuano a crescere (circa un terzo del PIL) e paradossalmente diminuiscono i controlli da parte dello Stato. I lavoratori dovranno pagare anche i costi di un sistema di corruzione che investe tutta la classe dirigente e politica del Paese: un sistema talmente radicato da far stimare che nella Pubblica Amministrazione il giro dei soldi ad esso collegato ammonta a 60 miliardi di euro. Sono quindi banchieri, speculatori finanziari e dirigenti e politici corrotti, guarda caso proprio quelli che hanno dichiarato la guerra ai "fannulloni" del pubblico impiego, la causa del peggioramento delle condizioni materiali di vita dei dipendenti pubblici, e proprio le banche ed i corrotti devono essere chiaramente individuati come responsabili e nemici di classe di lavoratori dipendenti e pensionati. Il Governo si appresta ad emanare una manovra finanziaria per far fronte agli attacchi speculativi nei confronti dell'Euro; il pubblico impiego rappresenterà ancora una volta il posto sicuro dove andare a fare cassa. E a pagare saranno come sempre i dipendenti pubblici».


29 maggio 2010 - la Città

Sit-in davanti alla Banca d Italia

 Come scenario della loro protesta hanno scelto uno dei luoghi simbolo, in cittá, della finanza nazionale che continua a chiedere loro altri sacrifici: la sede della Banca d’Italia sul corso Vittorio Emanuele. La Rappresentanza Sindacale di Base ieri pomeriggio è scesa in strada per manifestare contro quella che è stata definita la manovra "lacrime e sangue" varata dal Governo, ma i partecipanti al presidio non hanno fatto in tempo ad appendere i loro striscioni, che subito sono intervenuti i vertici locali dell’istituto i quali hanno preteso l’immediata rimozione delle bandiere. Momenti di tensione subito smorzati dal buon senso dei manifestanti che, pur avendo l’autorizzazione per occupare simbolicamente quel luogo, hanno preferito continuare la propria protesta reggendo tra le mani i loro striscioni.

«La responsabilitá delle banche e degli speculatori finanziari, degli evasori fiscali e dei corrotti e corruttori - dicono le Rdb - ha fatto sì che il Governo approvasse una manovra finanziaria di oltre 25 miliardi che ricade sulle spalle di chi, in questi ultimi 20 anni, ha sopportato i sacrifici imposti dai vari governi che si sono succeduti: i lavoratori dipendenti. La crisi, prodotta dalla finanziarizzazione dell’economia, ed accentuata dal forte debito pubblico, viene affrontata andando a tagliare ancora una volta i salari, le pensioni ed i servizi. Tagli che serviranno a coprire i debiti contratti dalle banche e a ripianare i buchi del bilancio prodotti dalla corruzione. Gli onesti lavoratori questo non possono accettarlo». Fiorella Loffredo


29 maggio 2010 - Il Mattino

Salerno. Pronta una marea di ricorsi al Tar degli insegnanti precari...

Salerno - Pronta una marea di ricorsi al Tar degli insegnanti precari della scuola salernitana, sempre più ai ferri corti col Ministero dell'Istruzione. A spingere i prof ribelli a percorrere la via legale è la motivazione relativa al riconoscimento dei sussidi di disoccupazione Inps. Sono all'incirca duecento gli insegnanti salernitani senza cattedra che non hanno beneficiato quest'anno del sostegno al reddito contenuto nel famoso decreto governativo definito "salva precari". Secondo la nuova denuncia dei Cobas Scuola e del Comitato insegnanti precari, tra gli esclusi ci sarebbero i docenti che l'anno scorso hanno insegnato su cattedre a finanziamento regionale, prevalentemente di sostegno. «L'Inps ci ha detto che il ministero non ha consegnato l'elenco dei docenti di questa tipologia e di conseguenza non ha potuto liquidare la disoccupazione»", lamenta Alessandro D'Auria, leader dei Cobas di Salerno. Ma oltre a questa folta schiera di insegnanti, si affiancherebbero anche quei prof che non sono riusciti a totalizzare 180 ore di insegnamento in un'unica scuola. «È una ingiustizia - denuncia D'Auria - ci sono colleghi che hanno lavorato invece per più di 200 ore su più scuole, non comprendiamo la disparità di trattamento». E all'orizzonte si preannuncia una battaglia di ricorsi al Tar. Già pronti per partire dieci ricorsi. «È solo l'inizio», avvertono i docenti senza posto. Intanto ieri pomeriggio si è svolto dinanzi alla sede della Banca d'Italia di Salerno su Corso Vittorio Emanuele un picchetto di protesta organizzato da una trentina di insegnanti precari, affiancati dagli attivisti del sindacato di base RdB/USB, rappresentato dal segretario provinciale Pietro Di Gennaro. «I lavoratori della scuola - ha affermato Di Gennaro - sono già in mobilitazione con lo sciopero degli scrutini che parte dai primi di giugno, come lavoratori del pubblico impiego scendiamo in piazza con presidi presso istituti bancari per rispondere all'attacco senza precedenti del Governo per via di una manovra finanziaria che umilia i diritti dei lavoratori». Una protesta pacifica caratterizzata anche da qualche minuto di polemica che ha visto protagonisti manifestanti e direttore della filiale della banca che si è opposto all'affissione di due striscioni all'entrata dell'edificio. Dopo un quarto d'ora di trattative, sotto lo sguardo vigile degli agenti della Digos, a spuntarla è stato proprio il funzionario della banca, con la rimozione degli striscioni.(gian.sol.)


29 maggio 2010 - Julie news

Segreteria provinciale Rdb-Usb:"Hanno dichiarato guerra ai lavoratori"

"Non ci voleva grande immaginazione per capire che l’attacco allo Stato Sociale, e quindi ai lavoratori pubblici, sarebbe stato frontale e senza precedenti", commenta Pietro Di Gennaro, della segreteria provinciale RdB-USB. "Dietro la cortina fumogena dei colpi a salve rivolti a ministri, parlamentari e grand commis di stato, ci sono i colpi di cannone di un massacro sociale vero e proprio. La manovra approvata dal Governo decurta le retribuzioni dei lavoratori pubblici bloccandole per 4 anni a quelle del 2009. Non c’è solo la cancellazione di un’intera tornata contrattuale, ma il Governo ha deciso il blocco generalizzato della contrattazione a qualsiasi livello". Prosegue Di Gennaro: "Il confronto tra sindacato e datore di lavoro, la Pubblica Amministrazione, è nei fatti abolito. Anticipata di due anni l’elevazione (65 anni) dell’età pensionabile delle lavoratrici pubbliche; blocco delle assunzioni fino al 2015, licenziamento in tronco del 50% dei lavoratori precari a tempo determinato, interinali, formazione-lavoro, Co.co.co e Co.co.pro. Abolito poi l’obbligo del documento di valutazione del rischio nella Pubblica Amministrazione: ci aspettiamo altri disastri, come il crollo delle scuole di San Giuliano e di Torino, di cui nessuno sarà responsabile. Tutto questo in un contesto di corruzione generalizzata del quadro dirigente del Paese, corruzione che la Corte dei Conti ha recentemente quantificato in 60 miliardi di Euro". "Dal 1992 ad oggi – sottolinea il dirigente USB - il lavoro dipendente ha dovuto ingoiare, con il contributo fattivo di Cgil Cisl Uil, sacrifici di ogni genere per risanare il debito pubblico. A distanza di 18 anni, caratterizzati da tagli pesantissimi allo Stato Sociale, ai diritti dei Lavoratori e alle retribuzioni, la situazione è addirittura peggiorata, con la differenza che ora più che mai i lavoratori sanno bene che la dolosa responsabilità è delle banche, degli speculatori finanziari, degli evasori e dei corrotti". Aggiunge Di Gennaro: "La risposta non può che essere adeguata a questo attacco senza precedenti messo in atto dal Governo. RdB-USB ha proclamato lo sciopero generale del Pubblico Impiego, raccogliendo la determinazione emersa in occasione del Congresso di RdB dello scorso 21 maggio. Si apre dunque una fase che non potrà che essere caratterizzata dal conflitto in tutto il Paese. I lavoratori della Scuola sono già in mobilitazione, con lo sciopero degli scrutini che parte dai primi di giugno; oggi è in programma la prima giornata di mobilitazione nazionale con presidi e manifestazioni presso Istituti bancari e sedi della Borsa. Sabato 5 giugno la manifestazione nazionale a Roma di tutti i lavoratori contro la manovra e l’attacco ai diritti; infine lo sciopero generale del Pubblico Impiego, da noi indetto per il 14 giugno", conclude il dirigente USB.


29 maggio 2010 - Il Manifesto

SINDACATI DI BASE
Banche presidiate, corteo nazionale il 5
di Francesco Piccioni

ROMA - Attraversano via Nazionale all'improvviso, ma non sono turisti. Un gruppone di dipendenti pubblici, con bandiere Usb (la nuova sigla che raccoglie buona parte del sindacalismo di base) e RdB (una di quelle confluite), va a bloccare l'ingresso di palazzo Koch, sede centrale della Banca d'Italia. La mattina analoghe iniziative erano avvenute a Milano, Torino, Milano, Parma, Catanzaro e Vicenza, dove si sono uniti anche segretari locali della Cgil e della Cisl. Nello stesso momento la scena è in replica anche a Genova, Napoli, Padova, Bologna, Firenze, Salerno, Palermo, Cagliari. I presìdi hanno raggiunto sia banche private importanti che sedi locali della stessa banca centrale. A Catania il direttore di Unicredit, in viale Sicilia, sarebbe addirittura sceso in strada, agitatissimo.
Dentro palazzo Koch scatta l'allarme, ma funzionari e carabinieri sono molto tranquilli. Il presidio è «mobile», con attraversamenti continui della strada. Si vedono grandi cartelli al collo di alcuni manifestanti. Oltre gli slogan «normali» in questi casi («i lavoratori pubblici non sono il bancomat del governo», «20 anni di sacrifici possono bastare, ora paghi chi non ha mai pagato»), ci sono quelli che mettono a confronto la capitalizzazione e gli utili di alcune grandi banche, assicurazioni, finanziarie. Uno, chiarissimo, indica le cifre della pensione di cui gode il governatore di Bankitalia, Mario Draghi (nel mentre è ancora in carica). Ma il recordman - tra i pensionati celebri citati - resta Giuliano Amato, lo «stratega» della manovra da 90.000 miliardi di lire del 1992: 22.048,11 euro lordi al mese. Niente male anche Giuliano Cazzola, altro ex socialista, ex sindacalista Cgil, ora parlamentare berlusconiano: 10.776,66 al mese. Chiediamo ai manifestanti se «rivelano» queste cifre per dire che è qui che bisognerebbe colpire. «Mah, con ognuna di queste pensioni al massimo se ne pagano sei o sette di quelle appena discrete; se lo stato gliele dà, magari avranno maturato quel diritto. Però, almeno non vengano a fare la predica sui 'sacrifici' a gente che prende poco più di mille euro di stipendio o la metà di pensione!».
Anche il carabiniere sorride. I passanti, come da una vita non accadeva più, si fermano a prendere il volantino. Gli autisti degli autobus rallentano e fanno lo stesso senza fermarsi (loro sciopereranno venerdì prossimo). Sabato 5, queste strade vedranno sfilare anche la prima manifestazione nazionale «anti-crisi». La direttrice di un negozio di lusso, a qualche decina di metri, si informa: «perché protestano?». «Beh, contro la manovra fatta per contenere la crisi provocata dalle banche...». Una smorfia di disgusto e solidarietà le attraversa il volto, «ah, le banche...». C'è qualcosa di frizzantino nell'aria, persino a Roma centro.