I messaggi lanciati dal Sindaco di Salerno gravissimi.
Continuando ormai una tradizionale campagna mediatica di repressione, anche oggi messaggi che oggi De Luca ha lanciato su Lira TV sono gravissimi. Questa volta se la prende con i lavoratori e il diritto allo sciopero.
Tutto bene quando si tratta di pomposa celebrazione del suo doveroso operato. La politica è anche il suo mestiere.
Tutto bene quando esalta l'applicazione efficiente che riesce a dare al suo mandato con risultati che danno concretezza alla sua retorica. Buca lo schermo e fa sognare la Salerno protesa nella gloria della storia urbanistica europea.
Intollerabile e senza scuse sono le piroette linguistiche che gettano l'ordine inquietante della repressione su ogni forma di dissenso, anche quello formalmente legittimo.
Invocare il licenziamento in tronco ai lavoratori che protestano è l'ennesima espressione autoritaria che lo denuda rispetto alle sue capacità, per esempio, di contrastare lo scempio operato su Salerno dalla politica regionale della sanità.
Conosciamo bene le sue accese battaglie politiche che diventano azioni dure ed efficaci sui deboli "molestatori" ma chiacchiere contro i potenti burattini politicanti e contro le loro smisurate corruzioni. Anzi, le guerre intestine, i balletti e i picchetti di onore si sprecano quando poi dentro e fuori dal suo ruolo istituzionale di Sindaco, governa tutte le relazioni con il sistema politico e le investiture che quel sistema gli affida.
Se poi le relazioni sindacali dentro il Comune di Salerno sono problematiche per dei semplici passaggi di stanza dei lavoratori, ancora più preoccupante è la sua ammissione di un livello di rappresentanza sindacale che lo imprigiona, lo sottomette e lo depotenzia.
I conti non tornano e non tornano mai per i lavoratori cui viene espropriata ogni partecipazione reale ai processi decisionali che impattano sull’organizzazione del lavoro, sul loro salario, sulle assunzioni e su tutto ciò che viene offerto come alternativa alla disoccupazione: una precarietà spietata e lo sfruttamento a tempo indeterminato.
Il controllo dei lavoratori si paga caro e salato, magari in cambio di una banale ma potente compiacenza agnostica del bilancio comunale. Quello che succede in Alitalia è che il sistema confederale del sindacato italiano ha perso il controllo dei lavoratori e questo preoccupa non solo il sindaco di Salerno ma tutta la politica nazionale.
Fanno bene a preoccuparsi perché stavolta la crisi economica non è un venticello ciclico ma un uragano di proporzioni immense che ha bisogno si di rigore, ma di vero rigore verso i grandi e i potenti che hanno la responsabilità di fermare i processi di precarizzazione ed impoverimento diffuso che da tempo dilagano nella nostra società.
E' molto più semplice trasformare la struttura e la forma di una città che il suo livello di equità e giustizia sociale. E' fin troppo semplice semplice picchiare sui lavoratori e non sui responsabili dello sciacallaggio dei beni e delle risorse pubbliche.
Con la repressione si condizionano i comportamenti ma, allo stesso tempo, s'incendia l'insofferenza di chi subisce le crisi economiche, di chi vede ristretti gli spazi della libera espressione, di chi fa parte dell'impoverimento generale dello stato sociale.
Chi sciopera, chi protesta, chi sente l'operazione del Maestro Daniel Oren come uno sfregio alla miseria e non un'operazione culturale di prestigio, ha bisogno di risposte serie e non di sberleffi televisivi.
In allegato: una lista a confronto dei co.co.co del Comune di Salerno nel 2007 tra cui spicca la differenza di quello del Maestro Daniel Oren rispetto agli importi degli altri contratti.