PRIMO MAGGIO: occupazione - reddito - democrazia

Salerno -

 

Ecco il percorso che in Italia determina la precarietà e le nuove forme di schiavitù nel XXI secolo:

 

 

anno 1997, Pacchetto Treu - (Governo Prodi)

anno 2001, controriforma dei contratti a tempo determinato - (Governo Berlusconi)

anno 2007, Legge 247 su protocollo welfare - (governo Prodi)

anno 2010, collegato lavoro - (Governo Berlusconi)

anno 2011, fine del contratto nazionale di lavoro con art. 8 – manovra bis - (Governo Berlusconi)

anno 2012, riduzione ammortizzatori sociali ed età pensionabile più alta d'Europa – (Governo Monti)

 

 

Ora i giovani disoccupati,  sempre più sfiduciati,  rinunciano anche a cercare lavoro e quelli che escono dalle università trovano lavori dequalificati e senza diritti.

 

Il padronato italiano porta il suo marchio e la competitività sui mercati con prodotti ottenuti da bassi salari, assenza di diritti e di sicurezza sul lavoro, invece che sulla innovazione tecnologica e sulla ricerca scientifica.

 

I partiti politici abdicano ai loro doveri costituzionali e consegnano il governo del paese ai tecnici legati ai mercati finanziari ed agli interessi delle speculazioni bancarie: adesso rastrellano moneta sottraendola al lavoro ed al mercato dei consumi, consegnando ricchezze immense alla speculazione finanziaria.

 


Sono 30 anni che ci fanno la festa:

dalla fine degli anni ‘80 trasformano il Diritto del lavoro nel diritto alla schiavitù: cos’altro può essere la precarietà nel XXI secolo? Ai lavoratori nel 1997 si impone il cosiddetto pacchetto Treu, poi la riforma dei contratti a tempo determinato nel 2001, la legge Biagi nel 2003, il protocollo sul welfare nel 2007, il collegato lavoro nel 2010, la fine del contratto nazionale con il famigerato “art.8“ nell’estate del 2011 fino ad arrivare al decreto “Salva Italia” del 2012 che imponendo l’età pensionabile più alta d’Europa ha definitivamente bloccato ogni possibile turn-over. Hanno deciso di condannare le ultime due generazioni alla precarietà assoluta togliendo loro ogni  prospettiva di una “vita libera e dignitosa”. Hanno imposto il dogma della flessibilità ai giovani per impoverire di salario e diritti i lavoratori, spingendo così l’imprenditoria italiana a competere sempre più sul costo del lavoro e la disciplina del posto di lavoro abbandonando ogni seria innovazione di prodotto o processo e ogni politica industriale e di ricerca. Il capitale ha costruito la sua rivincità con la tecnologia globale della rendita finanziaria e l’espropriazione (privatizzazione) della ricchezza collettiva (beni comuni) che uomini e donne in questo paese, hanno sudato e guadagnato portando l’Italia nella elite dei G8 della Terra.  Da questi fatti è conseguito il progressivo tracollo contemporaneo della capacità produttiva del paese, dei consumi e della democrazia. Mentre milioni di persone e di famiglie ormai vivono sotto la soglia della povertà, i giovani non trovano lavoro o addirittura non hanno neanche più la forza di cercarlo; i precari perdono il lavoro e non avranno alcun reddito, i loro genitori vengono estromessi da uffici e fabbriche senza più ammortizzatori sociali con un miraggio di pensione che si allontana sempre più; i migranti continuano a morire sui barconi e vivono ormai nella miseria; i pensionati già non arrivavano alla fine del mese sono oggi considerati un peso per la società piuttosto che una risorsa; il lavoro è ormai considerato non come un diritto ma come una merce da elemosinare a basso costo. Mentre ci affogano di tasse e aumento del costo della vita, continuano a  privarci di scuola, università, ricerca, sanità, giustizia, trasporto, cibo naturale della nostra terra. Mentre la crisi sociale diventa miseria cosa ci raccontano? Che il rigore e l’austerità sono le ricette per uscire dalla crisi? Ci propinano improbabili e paradossali spiegazioni su come la libertà di licenziare e l'aumento dell'età pensionabile faccia miracolosamente aumentare l'occupazione? Sparlano di crescita e produttività quando invece procedono con una politica fortemente recessiva che porterà ad un solo risultato: la miseria di massa. La storia dell’Argentina di 10 anni fa e quella recente della Grecia lo dimostrano. Ma noi siamo il 99% e non possiamo permettere che la politica dei ragionieri (altro che professori tecnici) continui a tagliare al popolo per dare ai ricchi. Occupazione, reddito e democrazia sono il nostro credito di diritti che dobbiamo riconquistare; questo è il nostro PRIMO MAGGIO, un giorno di festa e di protesta contro la riforma Monti/Fornero del mercato del lavoro e il pareggio di bilancio in Costituzione, un giorno di mobilitazione per connettere e saldare tutte le vertenze sindacali e sociali che se restano isolate non hanno speranza.