Universita' di Salerno. CONTRATTO ALL'UNIVERSITA': POLEMICHE TRA SINDACATI

 

21 agosto 2007 - Il Salernitano

 

Lettere al Direttore

 

CONTRATTO ALL'UNIVERSITA': POLEMICHE TRA SINDACATI

Salerno -

Salerno - Le polemiche tra organizzazioni sindacali confederali e le RdB, aperte con la conclusione della contrattazione aziendale 2008 del personale tecnico amministrativo nell’Università di Salerno (l’Ateneo azienda propone l’antinomia istituzione/mercato, pubblico/privato), preparano il terreno di scontro su cui, ad ottobre, si combatteranno le leadearship politiche e sindacali della rappresentanza sociale del nostro paese. L’accordo del 23 luglio su welfare e pensioni, su lavoro e mercato del lavoro, rappresenta lo spartiacque che limita su un fronte l’azione del governo nazionale con i suoi sostenitori (Confindustria con GCIL, CISL e UIL), sull’altro, il sindacalismo di base e la Politica di sinistra, che alcuni, a ragione, definiscono meglio come popolare piuttosto che radicale.

Il modello micro aziendale di un’Università pubblica può scientificamente rappresentare lo status nazionale della tendenza di gestione politico/sindacale di tutti i comparti pubblici che si piegano alla gloria di governance strettamente politicizzate (un rettore presidente regionale di un partito sebbene in estinzione, non rappresenta un’anomalia subita ma una semplice conferma/dominio del potere politico strutturato nel territorio).

Le polemiche sulla contrattazione integrativa urteranno con la capacità dei lavoratori di farsi i conti in tasca e di saper separare propaganda dai fatti concretamente oggettivi.

L’opposizione unitaria al fenomeno concertativo di "cogestione alla governance" o "sindrome del governo amico" è tutta da concretizzare e sarà tanto più incisiva quanto meno risulterà l’influenza strumentale e corporativa delle logiche partitiche sui principi che tengono (o vorrebbero tenere) insieme la sinistra popolare. Come per la scala mobile (sconfitta storica di PCI e CGIL), che rimane un’istituto in vigore solo per alcune classi particolari di lavoratori tenute fuori dalle contrattazioni (vedi DPCM del 27 aprile 2007), oggi sull’accordo del 23 luglio è in gioco un’altra fetta consistente di ormai antiche conquiste fondamentali sul welfare e sul lavoro e, nel senso più pieno della sua definizione, è in gioco l’intera compatibilità sociale nel futuro della convivenza civile del nostro paese.
A mettere a nudo il pericolo delle falsificazioni, che tendono a dare luce solo alla propaganda contenuta nelle polemiche accese dalle dichiarazioni di Francesco Caruso, è Pietro Ichino che, sul Corriere della sera del 14 agosto, riporta ogni discussione e ogni responsabilità al Pacchetto Treu del 1997 e a chi l’ha benedetta e votata: Prc e CGIL.


Ad ottobre si potrà scegliere di partecipare ad una grande battaglia politico/sindacale mostrando la vera consistenza della volontà del nuovo proletariato (…) che coincide con gli interessi di tutti gli strati della popolazione lavoratrice. La denuncia (1925) di Gramsci degli opportunisti che amano nascondersi dietro alla "volontà delle masse", non come "dogma" ma come scoperta dell'opportunismo dei capi massimalisti, i quali sotto la parvenza di secondare la "volontà delle masse" sostituiscono a questa (…) la volontà della borghesia, troverà conferma proporzionalmente all’uso strumentale dei contenuti sottomessi alla casta neo-liberale e neo-centrista che stenta a rendersi conto che proletariato e borghesia (di Gramsci) si stanno fondendo in un’unica classe sociale (società monoclassista dei consumi) di cui perde consenso e rappresentanza perché in balia di voraci predatori/speculatori che rodono ogni antica certezza di benessere e crescita economica (politicamente orientata e controllata).


L’intervento straordinario delle banche centrali a sostegno dei mercati azionari, alimenta le storture del falso "dogma" mercato che ridistribuisce ricchezza e certezze alla finanza bancaria, non certo una casa a chi non riesce più a pagarne il mutuo.

La battaglia sul welfare di ottobre sarà tanto più aspra e vincente quanto più la Sinistra (sindacale e politica) saprà far coscienza di massa contro i nuovi capi massimalisti gramsciani (non a caso con continuità storica intrisa di neo-populismo liberale) secondo cui la "volontà delle masse", oggi, è quella moderata di centro che invoca (contro) la marcia dei 40.000 "colletti bianchi FIAT" dell’ottobre 1980, ma che, opportunisticamente, serve la nuova borghesia globale composta al vertice, dai soci privati che controllano le banche centrali di tutto il mondo.


Ad ottobre la scommessa è più grande di una semplice scossa alla maggioranza di governo condita da polemiche più o meno assassine di mezza estate; ad ottobre la posta in palio è la delega (politica e sindacale) di milioni di lavoratori italiani (anche di centro-destra) che precari lo sono diventati anche con un impiego a tempo indeterminato: lo sanno i professori, lo sanno i leader, lo sanno i partiti e le organizzazioni sindacali pronte a rinnovare il tradimento al loro mandato statutario.

Pietro Di Gennaro - RdB/CUB Università di Salerno