Difendiamo la Sanità Pubblica
COMITATO SALERNITANO DI DIFESA DELLA SANITA’ PUBBLICA
inizia a Salerno la raccolta delle firme per la petizione popolare
Il Comitato provinciale di difesa della Sanità Pubbica, lancia la petizione popolare nella città di Salerno con due eventi pubblici che si terranno sabato 13 novembre in Piazza Caduti di Brescia nel quartiere Pastena dalle ore 17 e domenica 14 novembre al Lungomare Trieste, altezza Palazzo della Provincia, dalle ore 10. Il comitato ha stabilito che ogni venerdì dalle ore 18,30 presso la sede provinciale dell’Unione Sindacale di Base, si terranno riunioni organizzative e di discussione con al centro l’obiettivo di una mobilitazione generale sul tema fondamentale della difesa della Sanità Pubblica come sistema universale di diritto alla salute per tutti. Primo obiettivo è il raggiungimento delle centomila firme in campania. Contemporaneamente a Salerno sono operativi comitati di difesa della Sanità Pubblica ad Avellino, Benevento, Caserta e Napoli.
La petizione viene sostenuta e diffusa in ogni ambito lavorativo e sociale da tutti gli aderiti al Comitato che al momento di questo comunicato stampa sono:
Giuseppe Vitiello Presidente del Comitato Provinciale ANPI di Salerno, ISEA - Istituto di Sviluppo Eco Ambientale, Viola per Salerno, SEL (Sinistra Ecologia Libertà) Salerno, Rifondazione Comunista Salerno, Il Popolo Viola Salerno, Costituente Comunista Salerno, Sinistra Critica Salerno, Associazione Radicale salernitana “Murizio Provenza”, Rete dei Comunisti Salerno, Comitato di difesa dell'ospedale di Agropoli, Comitato di difesa dell'ospedale di Cava De' Tirreni, Comitato di difesa dell'ospedale di Castiglione di Ravello, Tribunale per i diritti dell'ammalato, Associazione culturale Hop-Frog, Circolo "Sandro Pertini" di Sinistra Ecologia libertà di Salerno, PdAC - Partito di Alternativa Comunista, Associazione AVDICAF ONLUS, Comitato Acqua Pubblica Salerno, Lega Sud Ausonia, Co. Tu. Cit SCAFATI (Comitato per la tutela dei Cittadini), Il Cantiere Salerno, USB Salerno.
Il Comitato è aperto ad ogni nuova adesione che può essere comunicata a: salerno@usb.it
Per informazioni e contatti: cell. 335.6589829 / 388.4431404
SCARICA IL MODULO PER LA RACCOLTA FIRME
100.000 FIRME IN DIFESA DELLA SANITA’ PUBBLICA IN CAMPANIA
PETIZIONE POPOLARE
I sottoscritti cittadini della Campania chiedono che siano ritirati tutti i provvedimenti varati dall’Amministrazione Regionale, in materia di Sanità, che ledono il diritto alla Salute, in particolare il decreto n. 49 del 27 settembre 2010, pubblicato sul BURC n. 65 del 28.9.2010 che prevede su tutto il territorio regionale la soppressione di 2400 posti letto, la chiusura di 9 Ospedali e la dismissione per altra destinazione di altri ben 23 Ospedali.
Inoltre chiedono il ritiro dei provvedimenti regionali che hanno deliberato il pagamento del ticket sulle prescrizioni farmaceutiche e per l'accesso al pronto soccorso.
Pertanto i firmatari della presente petizione non sono disponibili a pagare, ulteriormente, il disastro finanziario e strutturale, del Servizio Sanitario Pubblico in Campania e non accettano che i costi economici siano scaricati sulla pelle dei ceti popolari, in particolare dei lavoratori e dei pensionati.
DOCUMENTO RdB/USB SANITA'
Sono ormai anni che tutti sappiamo che la Sanità Campana è in uno stato di crisi perenne.
Chiudono gli Ospedali, aumentano il contributo dei cittadini su farmaci, prestazioni diagnostiche e ospedaliere.
E’ una operazione, a nostro avviso, molto semplice, meramente ragionieristica, che sicuramente non porta ad una assistenza sanitaria qualificata ma che riesce a togliere anche quello che c’era.
E’ noto che le scarse risorse economiche, con una situazione debitoria di circa dieci miliardi di euro, non consentono il protrarsi dell’attuale strutturazione sanitaria regionale, tanto disorganizzata e permeata di sprechi a qualunque livello.
La prima elementare considerazione è che il disavanzo prodotto dal sistema sanitario regionale non è altro che la sommatoria dei disavanzi generati dalle singole aziende sanitarie locali e dalle aziende ospedaliere; è, quindi, a livello aziendale che bisogna intervenire con forza per ridurre e razionalizzare la spesa con politiche di contenimento che impattino sulla intera struttura.
Per chi non conosce le AA.SS.LL., può apparire una operazione molto difficile senza tagliare servizi essenziali quali la assistenza ospedaliera e territoriale.
La realtà è ben diversa se si considera l’enormità di sprechi che ogni azienda annovera nel proprio bilancio.
La maggior parte delle aziende non conosce nemmeno l’ammontare esatto del proprio debito, non conosce quanti e quali contratti ha in essere senza parlare poi del proprio patrimonio immobiliare, cosa alquanto sconosciuta.
Nessuno si è mai preoccupato di analizzare correttamente e con capacità critica un bilancio o uno stato patrimoniale delle singole AA.SS.LL.
La voce di spesa più rilevante è, com’è giusto che sia in una azienda di servizi, quella del personale.
Negli ospedali, essa incide sul bilancio complessivo del 75% circa mentre nelle aziende territoriali del 50% circa.
Essa dovrebbe essere definita con estrema precisione già nel bilancio previsionale poiché è determinata esclusivamente dalle voci retributive codificate dai contratti collettivi nazionali di lavoro, i cosiddetti fondi del personale.
A consuntivo, stranamente, la spesa del personale esplode e si consolida aumentata rispetto al previsionale di milioni di euro.
Ciò perché la totale disorganizzazione non consente alcun controllo; voci retributive cosiddette accessorie, che in alcuni casi sono delle vere e proprie prebende scaturenti da una personale lettura delle norme, vengono pagate senza alcun controllo e senza alcuna programmazione.
La voce più comune, il lavoro straordinario, si paga addirittura in assenza di strumenti di rilevazione elettronica delle presenze.
A Salerno addirittura, azienda con circa diecimila dipendenti, alcune realtà lavorative utilizzano ancora il cartellino marcatempo meccanico.
Così capita che a retribuzioni ben sotto il livello di mille euro mensili si affiancano altre che superano abbondantemente i ventimila euro mensili; non è possibile immaginare che questa enorme disparità sia dettata dai contratti collettivi di lavoro. Riteniamo, piuttosto, che ciò sia frutto di singolari ed illegittime applicazioni degli istituti contrattuali
Elargizioni di indennità di struttura complessa a personale dirigente solo di se stesso, se ne contano a centinaia.
La rimodulazione di un piano ospedaliero, che interessa soprattutto le comunità locali, senza ascoltare i Sindaci dei Comuni interessati, senza una seria programmazione ma ridefinendo semplicemente gli ambiti territoriali delle aziende sanitarie (L.R. n. 16/2008 e decreto n. 49 del 27.9.2010) non possono far altro che generare moltiplicazioni di spesa e disorganizzazione.
E’ vero che esistono ospedali fotocopia, stesse specializzazioni e stessi reparti, frutto di una politica clientelare degli anni passati, ma è anche vero che bastava caratterizzarli nelle eccellenze, che pur esistono, per evitare una inutile e dannosa guerra municipalistica che non giova a nessuno, men che meno ai pazienti.
Implementare una rete ospedaliera che fa sistema per le esigenze dei cittadini è l’unica risposta valida; si potrebbero immaginare ospedali su territori omogenei laddove i vecchi presidi rappresentino plessi dello stesso ospedale sviluppando eccellenze con annessi servizi di supporto.
A livello organizzativo, poi, è quasi superfluo dire che, con un obiettivo di accorpamento, prima si riprogetta l’organizzazione del nuovo soggetto, si riscrive lo statuto e i regolamenti di funzionamento con l’esatta individuazione delle funzioni necessarie a soddisfare le esigenze di salute dei cittadini, in altri termini si elabora un atto aziendale unico, solo dopo questa fase si passa agli accorpamenti e/o eliminazioni dei servizi superflui e, da ultimo, si passa alla attribuzione del personale alle neo costituite funzioni.
Non viceversa!
La informatizzazione dei processi, in aziende di tali dimensioni, non è un lusso ma un obbligo che serve non solo a rendere omogenei e veloci i processi ma soprattutto a rendere gli stessi chiari, trasparenti e democratici.
Solo in questo modo si può avere la conoscenza esatta di quanto si spende a fronte di quali e quanti servizi vengono erogati ai cittadini assistiti.
La ridistribuzione del personale e una logistica orientata alla massima efficienza eliminerebbero ulteriori sprechi tra cui senza dubbio canoni di locazione.
Un rinnovato e qualificato rapporto con i medici di base, che sono parte e non controparte delle aziende sanitarie, può non solo migliorare la qualità della assistenza ma addirittura concorrere alla riduzione della spesa.
Essi sono le fondamenta del sistema sanitario e le fondamenta, come si sa, vanno sempre progettate ed eseguite a regola d’arte; diversamente, qualunque sopraelevazione è inutile.
Anche l’incremento dei ticket sui farmaci potrebbe risultare vano ai fini del contenimento della spesa senza la collaborazione dei medici di base che sono gli ordinatori di spesa più importanti.
Le aziende pubbliche, le cui finalità sono esclusivamente quelle di produrre pubblici servizi, hanno come fattore critico il personale; esso è risorsa e spesa più importante e per questo và motivato.
Occorre innanzitutto utilizzare con equità e serietà gli strumenti di cui si dispone, vale a dire i contratti collettivi di lavoro e tutte le norme legislative e regolamentari in materia di personale; non si può assistere a palesi disparità nella parte gratificativa del lavoro che generano, inevitabilmente, oltre che illegittime ed ingiuste spese, grande demotivazione collettiva.
Non si può assistere alla distribuzione dei buoni pasto, diventati ormai una nuova indennità di presenza, a dirigenti che nemmeno attestano la presenza.
Occorre riprogettare urgentemente l’organizzazione delle AA.SS.LL. con una serie di interventi mirati alla individuazione degli sprechi senza alcun condizionamento né politico né sindacale di ogni genere.
Solo così, a nostro avviso, potranno risanare i bilanci senza togliere servizi ai cittadini.